Pubblicato su politicadomani Num 87 - Gennaio 2009

Formazione, comunicazione, impresa
Le nuove tecnologie dello sviluppo
In fase di transizione economica, assumono sempre più importanza le componenti immateriali della produzione: la creatività e l’innovazione. Oltre alla “partecipazione intelligente” dei lavoratori occorre la capacità del dirigente di fare da coordinatore. Formazione permanente e comunicazione verticale e orizzontale diventano così le chiavi per lo sviluppo dell’impresa

di Costantino Coros

La vera materia prima del presente e del futuro è la conoscenza. Le autostrade informatiche, gli investimenti nella formazione, la ricerca nei settori d’avanguardia sono le chiavi che apriranno le porte della supremazia economica del XXI secolo. La vittoria sui mercati futuri, si conquista oggi, nei laboratori di ricerca.
In questo contesto, la competenza, in quanto caratteristica intrinseca di ogni individuo diventa tratto essenziale di sé, un’immagine del ruolo sociale ricoperto e un corpo di conoscenze che ognuno utilizza. La cultura, invece, è l’elemento cardine sul quale poggia il processo di sviluppo economico. Per rendere efficace questo concetto bisogna acquisire la capacità di cogliere ciò che di universale e generale vi è in ogni disciplina.
Diventa fondamentale, perciò, trovare dei valori di riferimento sui quali poggiare la nuova politica della gestione aziendale nell’epoca del “terzo capitalismo”. Questi valori possono essere rappresentati dalla Dottrina Sociale della Chiesa.
Il rispetto della dignità umana, l’abbandono dell’individualismo, la verità, la libertà e l’indipendenza dell’individuo costituiscono quei punti di riferimento valoriali su cui costruire la scienza economica del terzo millennio. La persona non fa più parte della massa degli operai che lavorano nell’industria “alle dipendenze di…” ma, collabora con l’azienda “insieme con...”. Il lavoro di gruppo è il motore della produzione. Il corpo sociale subisce una metamorfosi: da semplice collettività diventa una comunità d’individui. In questa nuova fase economica, stanno assumendo sempre maggior importanza le componenti immateriali della produzione: creatività e innovazione. Si richiede perciò una “partecipazione intelligente” del maggior numero di persone.
Per “partecipazione intelligente” si intende il continuo scambio di idee, consigli e suggerimenti da parte di tutti, dove il dirigente è soprattutto un coordinatore. Questo cambiamento di prospettiva si rende necessario perché ci troviamo a vivere una fase di transizione non ancora completata. Stiamo assistendo cioè al passaggio da un’economia di scala ad una della flessibilità e, contemporaneamente, sta emergendo in forme sempre più evolute e strutturate l’impresa a rete: un nuovo modello organizzativo d’azienda che ha un’alta possibilità di sopravvivenza rispetto alle sfide poste dal mercato globale.
In questo scenario, la comunicazione, si caratterizza come l’elemento di coesione fra gli uomini, attori principali delle decisioni e dei processi aziendali. La comunicazione si muove su due dimensioni: verticale (dirigente-quadri-operai) e orizzontale (quadri-management-operai). C’è in sostanza un’interazione delle competenze e dei ruoli che ha come obiettivo quello di ottimizzare lo scambio di informazioni.
Come era accaduto per le scoperte geografiche del rinascimento - il primo grande progetto scientifico dell’età moderna -, nelle quali lo spazio fisico veniva compreso secondo tecniche di rilevazione che consentivano la trasferibilità delle informazioni anche a coloro che non avevano ancora sperimentato quella medesima situazione, così l’accumulazione della conoscenza, la condivisione di una comune disciplina dell’osservazione, oggi come ieri, ha bisogno come presupposto della definizione di un linguaggio comune, il quale consenta di strutturare un “sistema di saperi” secondo standard che ne determinano l’accessibilità a tutti i membri dell’organizzazione.
Inoltre, si deve sempre tenere presente che l’azienda non è una variabile indipendente, ma un attore sociale legato al contesto istituzionale in cui opera e con responsabilità precise. In molti settori produttivi i cicli tecnologici e le qualifiche non durano più di 10 o 15 anni. Le persone devono sapere come cambia il ciclo tecnologico per ridurre la propria obsolescenza. Non si deve arrivare a licenziare ogni 10 o 15 anni l’80% della forza lavoro.
In questo contesto la formazione gioca un ruolo fondamentale perché è la leva strategica della crescita aziendale. Costruisce i processi che migliorano l’efficacia e l’efficienza delle risorse umane che lavorano con l’impresa. Costituisce il meccanismo attraverso il quale il management crea i valori di riferimento e li comunica alla realtà sociale costituente l’azienda.
Il processo formativo è in tutto e per tutto equiparabile al processo tecnologico. Questo si applica alle “cose”,  e si fonda sulla qualità (sviluppo) della ricerca; quello agli uomini, e presuppone la qualità (sviluppo) delle risorse umane.
Strumento indispensabile alla crescita aziendale, la formazione deve quindi fare riferimento all’essenza propria dell’impresa, alla sua specifica filosofia, agli obiettivi, all’ambiente aziendale (cliente interno) e quindi a come essa si pone nel più ampio contesto del suo mercato di riferimento (cliente esterno).
La formazione è un forte atto di comunicazione, di trasmissione dei valori (concettuali) e di valori (pratico-operativo) e quindi non può essere disgiunta dal concetto di valore del corpo sociale impresa che si estrinseca, nella missione aziendale. Conseguenza di ciò è che il processo formativo, dovrà essere impostato con azioni disegnate sulla specificità della realtà d’impresa (definizione del proprio essere, comunicazione e formazione) e sull’interazione management-personale-mercato-cliente al fine di farlo diventare il perno dell’intero programma di gestione.
Sempre più spesso le imprese devono sono costrette ad affrontare sfide strategiche, legate al mutamento rapido ed intenso degli ambiti di competizione, in tutto il mondo, e a dover gestire i continui problemi, che non di rado conducono a stati di difficoltà e di crisi, creati dall’inevitabile aumento della complessità ambientale e aziendale. In particolare, queste situazioni inducono le aziende ad operazioni straordinarie d’architettura d’impresa (fusioni, acquisizioni, alleanze) ed è proprio la comunicazione che deve operare internamente per ricostruire una cultura condivisa, dare coerenza alle attività e, soprattutto, stimolare un forte senso di appartenenza del personale. Mentre esternamente deve diffondere l’identità aziendale e un’immagine forte, condivisibile e attraente.
La formazione può agire come lo strumento attraverso il quale trasformare la complessità in un’opportunità di sviluppo.

 

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